Wiki, web2.0, copyright, Wikipedia, Wikimedia, GNU, Creative Commons
Lunedì a Roma al tempio di Adriano abbiamo festeggiato il compleanno del web.
E’ stata una giornata fiume, lunga e intensa, piena di spunti interessanti.
Ho adorato Marco de Rossi, mi sono rattristata su Tim Berners Lee, ho sorriso insieme a Zamperini e Quintarelli, ho ritrovato Massimo Marchiori, ho conosciuto un sacco di wikitalici e parlato, discusso, imparato.. e spero che non si fermi qui, ma si possa continuare a parlare, discutere, imparare 🙂
Io ho parlato rapidamente (200 secondi!) di wiki way: come i progetti e le idee, pur non essendo o non usando un software wiki, possono comunque sposarne le caratteristiche (semplicità , apertura, collaborazione, condivisione, trasparenza, ..). E magari essere strumenti di una rivoluzione pragmatica fatta di fatti (oltre che parole e idee!), un po’ come Wikipedia.
Da leggere:
Sabato per la prima volta sono stata ad un TEDx e ho avuto la fortuna di esserci sia come spettatore che come speaker. Era il TEDx Lake Como, di cui avevo sempre letto commenti bellissimi, ma al quale non ero mai riuscita a partecipare.
Come speaker mi è stato affidato il compito di aprire le danze, cosa che non mi ha fatto dormire per qualche notte chiedendomi “avrò l’inizio giusto? la mia presentazione sarà convincente? ma quanto durano 18 minuti?”, per poi (ri)scoprire che non c’è prova che tenga: la presentazione definitiva è solo quella che fai lì e ogni dubbio e tassello vanno a posto da soli, mentre li calibri provando a scrutare le facce di chi ti ascolta (luci sul palco e penombra in sala permettendo).
Ma un aspetto veramente stimolante è stato il contatto pubblico: i tre spazi di circa un’ora in cui mangiare qualcosa, andare in giro, parlare con le persone, ricevere complimenti 😉
Da leggere:
Il papà di mio nonno materno era un signore pieno di interessi e dotato di un certo spirito.
Mia madre racconta che andava in cerca della tomba di Alarico all’incrocio tra il Crati e il Busento, a Cosenza; di lui abbiamo foto, libri e documenti sparsi, nulla di sufficiente per farsi un’idea.
Quel che so di lui è che era professore di lettere, preside, archeologo dilettante (ma non troppo), presidente della sezione cosentina del Società per il Risorgimento ed altro ancora.
Qualche anno fa ho iniziato a raccogliere materiale su di lui e pian piano a catalogare le sue attività : negli anni trenta e quaranta ha scritto moltissimo e trovare le sue tracce non è così impossibile, il problema è quando voglio qualcosa di ben preciso. Come oggi: sto cercando il numero del 14 febbraio 1940 de “Il Regime Fascista”, quotidiano di Cremona.
Tra Opac e ACNP, non si riesce mai a capire esattamente quale sia la consistenza della collezione di una biblioteca, così quando riesco non disdegno di andare a vedere se MareMagnum per caso ha in vendita quel che cerco (farei prima!).
Ci sono tanti aspetti che mi affascinano di questa pigra ricerca, che conduco principalmente da dietro il monitor:
Tra gli aspetti noiosi c’è importunare le biblioteche via mail o per telefono per sapere se hanno quel che cerco. A volte ho delle informazioni sbagliate (su Gbooks ho provato a trovare delle indicazioni di anno errate e mi sono ritrovata a sfogliare con ansia annate su annate di riviste degli anni trenta, prima di trovare quella giusta), altre volte ho delle informazioni corrette ma lacunose (a quale pagina de “il Regime Fascista” del 14 febbraio 1940 starà l’informazione che cerco?), altre ancora mi scervello su dove potrei trovare una copia di un libro (il “Galeazzo di Tarsia”, ad esempio) che il bisnonno ha scritto ma che nessuno di noi e nessuna biblioteca ha.. e poi lui ha scritto tantissimo per “Cronaca di Calabria”, ma io riesco a trovare i suoi articoli solo quando vengono citati. Se da qualche parte esistesse la collezione completa e io mi mettessi a leggere da cima a fondo un paio di decenni, sono certa che troverei tantissime altre cose di cui non conosco l’esistenza.
(..continua..)
Da Forlì a Treviso, guardando la cartina, sembra che siano solo pochi chilometri, invece ce ne sono voluti quasi 200, lungo la strada Romea prima e dispersa per raccordi autostradali poi.
Un lungo ripasso di geografia visto che ho attraversato, in rigoroso ordine sparso, il Po, il Reno, l’Adige (“l’Adige, ma dai?”) e il Brenta.
Treviso è una città nuova per me e, dal programma che ho sbirciato, anche Blob 2.0 ha quasi tutte facce che non conosco.
Ho la maglietta dei dieci anni di Wikipedia e oggi pomeriggio farò una presentazione all’Ignite che parla di copyleft e riuso dei contenuti (sì, due temi diversi per due giorni consecutivi sono un po’ troppo anche per me).
Mentre facevo un giro per la location del pomeriggio sono stata avvistata e Melania (co-ideatrice di Blob insieme ad Andrea) ha recuperato il mio numero e mi ha chiamata, invitandomi a raggiungerli, fare due chiacchiere e pranzare insieme.
E sono finita nel blob.
Nel giro di mezz’ora mi sono trovata a ridere, scherzare, scambiare idee e conoscere persone (di cui, miracolosamente, ricordo quasi tutti i nomi!) come se stessi lavorando con loro da tempo. Una sensazione bellissima!
L’Ignite è stato una corsa contro il tempo, ma al termine e poi fuori dalle scene c’è stato lo spazio per qualche domanda (immagini utilizzate anche se protette da copyright, cosa può cambiare se rilascio in copyleft? una signora che non sapeva come capire se quello che fa online è lecito o no.. due chiacchiere sulle professioni del web.. criteri di enciclopedicità per aziende.. ecc.)
E poi i saluti e il viaggio verso casa, riflettendo sui due giorni trascorsi in giro, sulle persone incontrate, sugli eventi, sulle tante cose imparate.
Venerdì, dicevo, sono stata a Forlì per L’innovazione responsabile.
Insieme a Salvo Dell’Arte abbiamo parlato di “Immagine e corporate identity nella comunicazione d’impresa”.
Una mezz’ora prima dell’inizio dell’evento mi sono presentata sul luogo del delitto e insieme al prof. Dell’Arte abbiamo rivisto le presentazioni, unendole in un’unica (disponibile online qui) in modo da fare una presentazione più organica, alternando le voci.
Il pubblico era interessato e partecipe, pieno di domande, tant’è che non siamo andati oltre i due terzi delle slide che avevamo, ma è stato più stimolante dibattere con i presenti che fare solo una presentazione frontale.
La mia parte era incentrata sul riuso dei contenuti e sull’adozione di licenze di copyleft e c’è una domanda a cui non ho risposto (era tra le prime e ho incautamente detto “lo spiego con le prossime slide!” ma non ci siamo mai arrivati): perché devo rilasciare in copyleft?
Gli esempi che avrei portato mostravano diverse possibili risposte:
Sicuramente ci sono altre ragioni che al momento non mi vengono in mente, se me le segnalate provo ad aggiungerle!
Al termine sono andata a cena con Giovanni Pizzigati, che ho riempito di domande sul lavoro di Matite Giovanotte (in particolare su quello che fanno per il settore non-profit) e del Romagna Creative District (scoprendo luoghi del FuoriSalone in cui non mi sono mai imbattuta), oltre ad un po’ di sane chiacchiere su Helsinki.
Ho concluso la giornata spulciando le mail sul cellulare, comodamente seduta su un muretto, mentre accanto a me andava in scena della musica da vedere.
Tra venerdì e sabato ho macinato parecchi chilometri per partecipare a due eventi a cui ero stata invitata.
Venerdì sono stata a Forlì, dove il Romagna Creative District aveva organizzato L’innovazione responsabile, e ho partecipato ad un panel su “Immagine e corporate identity nella comunicazione d’impresa”.
Sabato invece sono andata a Treviso per Blob 2.0 per partecipare all’Ignite organizzato da Elastic.
Due eventi diversi, accomunati dal fatto che conoscevo pochissime persone (almeno in partenza!) e che mi sono piaciuti molto.
Ne parlerò con calma i prossimi giorni.
La storia di Wikipedia con i contenuti controversi è lunghetta, io ne ho parlato qui diverse volte principalmente per i casi di cronaca e sulle contromisure che stava studiando Wikimedia Foundation:
A maggio di quest’anno il board di WMF ha deliberato quanto segue:
We ask the Executive Director, in consultation with the community, to develop and implement a personal image hiding feature that will enable readers to easily hide images hosted on the projects that they do not wish to view, either when first viewing the image or ahead of time through preference settings. We affirm that no image should be permanently removed because of this feature, only hidden; that the language used in the interface and development of this feature be as neutral and inclusive as possible; that the principle of least astonishment for the reader is applied; and that the feature be visible, clear and usable on all Wikimedia projects for both logged-in and logged-out readers.
Si richiede quindi la creazione di una sorta di parental control da applicare ai progetti Wikimedia, per quanto riguarda le immagini.
Il 15 agosto è partito un referendum aperto a tutta la comunità wikimediana, per capire come inserire un tale strumento senza turbare i progetti (ovvero sia: se il materiale presentato è informativo e non illegale, perché mai dovrebbe essere filtrato? Perché lede la sensibilità di alcuni. Come è possibile far coesistere la sensibilità di tutti quanti creando un tale strumento?). Le affermazioni da valutare sono le seguenti:
I risultati saranno disponibili a partire dal primo settembre.
Introduction: this is my first post on FCVG, my first public post about the Wikimedia world and it is in English, so be nice to me =). For starters, I’m Cristian (CristianCantoro) I am a Wikipedian and I currently invest my spare time (and some not-really-so-spare time) as a member of the board of Wikimedia Italia where I try to manage and help WMI’s project as director of programs.
Premise: some days ago Stu West, a Wikipedian who is currently a member of the Board of Trustees of the Wikimedia Foundation, asked some questions about how the money raised by the Wikimedia Chapters around the globe during the annual Wikimedia global fundraising are used, in particular:
These question raised a lot of interest in the Wikimedia world, particularly among the chapters members, this post itself is born from such a discussion on the Chapters mailing list. Many people shared their though in their blogs:
I recommend you to read through all of them (the order above is the one I have taken). Stu’s questions merit great consideration, here’s my two (lenghty) cents:
1) About the North/South debate[1]: Wikimedia Italia has a tradition of projects about Africa, here’s two of them: WikiAfrica and InsideTunisia (in italian), we have also some further projects now at the stage of ideas. I also remember to have read a broader discussion some time ago about Wikipedia reaching(?) its goal of “giving access to everybody on the planet to the sum of all the human knowledge” [links coming as soon as I retrieve them]. Or, if you prefer the question still is “what kind of big-medium-small projects can the WMF and the chapter and the users (editors and readers) start to achieve this goal?” or something related as: “help Wikipedia in local African languages grow”, “grow the number of readers in developing countries”, “have people which does not have the possibility to access information in other ways to actually use Wikipedia to study”, “understand how to bring Wikipedia in places with no internet connection”, etc?
These are the right questions about this point IMHO. As a personal consideration let me add also that knowledge can not be exported, so we can not think about starting a project in a country if we don’t find enough people in that country interested in it.
2) As one of our members (and former secretary) Giulia Conflero pointed out, the second point is that now WMF has a fairly good degree of control of the fundraising and all the other processes while the chapters (at least some of them, WM-IT for starters) are less “mature” in that respect. But, as Stu himself pointed out in some way and Seb remarked very well we can’t spoil “the decentralization that has made our movement so great”, you will not find anywhere else people with such a great commitment to the Wikimedia cause and with real knowledge of the problem-particularities of a given state-country-culture.
I don’t know how to say this graciously enough but we lived a couple of episodes in the past in which we felt that the Foundation was a little bit distant from our reality (as a non-United States organization), happily things improved in the last years.
So in my opinion this is only a matter of time, expertise and having good-clear-stable-transparent rules everybody agrees on to (a) become a chapter (b) participate in the fundrasing and so forth.
Then I can’t resist about commenting Delphine
“[…] the Wikimedia Foundation today acts both as an international coordinating body and a chapter. […] Which to some extent skews the equation.”
this is really a shot through the point. Apart from maintaining the servers and having a greater amount of resources to manage to some extent the foundation is not different from the chapters, nevertheless I see that some central control is necessary and a useful thing.
WMF should always remember this premise (common goals) and should stay really close to the chapters reality while not exaggerating with the conclusion (the control).
Cristian
Notes
[1] I second the dislike expressed by Delphine about the words, which are utterly outdated, then I advice everybody to let Hans Rosling change your mindset with his dataset (you can watch more interesting videos on Gapmider.org)
È un periodo intensissimo questo, in cui riesco a tirare il fiato solo ogni tanto.
Ho un paio di impegni interessanti nel giro del prossimo mese:
Poi forse almeno un’altra novità , ma ne parliamo a tempo debito!
Una delle domande che sono arrivate durante (e dopo!) L’Emilia Romagna adotta Wikipedia è stata “Ma perché non fate/facciamo/si fa Adotta una parola anche in qualche altra regione?”.
Ragionando su questo tema ho aperto tutti i siti delle regioni italiane con l’idea di vedere se, in qualche modo e quindi probabilmente usando i social network, si sono costruiti una community. Inoltre, prendendo spunto dall’Emilia Romagna, ho guardato anche il sito dell’assessorato al turismo.
La prima cosa che balza all’occhio sfogliando i siti è che sono quasi tutti discretamente brutti, vecchi e poco navigabili (troppe informazioni ammassate in poco spazio); di solito il sito dedicato al turismo è fatto meglio.
La maggior parte dei siti ha i feed RSS.
Ecco quel che ho trovato, regione per regione:
Quindi 8 regioni in qualche modo usano i più comuni social network; inoltre la Toscana si è creata un suo servizio ad hoc “Talk to Tuscany: a new community based customer care service about Tuscany.”.
Al prossimo giro magari sbircio come usano questi strumenti.
Ultimi commenti